21 Dicembre 2015
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Il primo impianto a biometano da frazione organica in Campania

È in arrivo in Campania, dove è già in fase avanzata il progetto di un secondo e un terzo, da 500 Nm3/h, è previsto in Calabria

Lo sviluppo della filiera del biometano rappresenta uno degli elementi di crescita della politica energetica delle rinnovabili nel sud d’Italia. Il piano delle bioenergie, con l’utilizzo della frazione organica dei rifiuti della digestione anaerobica, lo pone infatti come un’opportunità per il sistema del recupero ambientale della Regione. Eppure, al momento, gli impianti in sviluppo per la produzione di biometano, prodotto da matrici organiche quali la forsu, gli scarti agroindustriali, i sottoprodotti di origine biologica, restano ancora sulla carta, nonostante le tecnologie, che consentono la produzione di questo combustibile biologico, siano ormai pienamente operative in Europa.“Siamo pronti a realizzare in Campania il primo impianto da 250 Nm3/h a biometano da frazione organica - afferma con entusiasmo l’architetto Luigi Vartuli, amministratore di Urbei (Urban Biogas Energy) - Stiamopresentando agli investitori il progetto che è giunto al rilascio dell’Autorizzazione Unica e siamo

in attesa degli ultimi pareri per un secondo impianto in Campania e per un ulteriore in Calabria da 500 Nm3/h; siamo fiduciosi che il via libera definitivo possa esserci dato al più presto. L’auspicio è che gli ultimi pareri mancanti arrivino entro il primo trimestre del 2016, in modo da presentare un adeguato sviluppo del piano industriale per la produzione di biometano da 125.000 t/a di forsu”. Il primo impianto dell’azienda ha ottenuto il parere favorevole dei ben 23 enti preposti al rilascio dell’Autorizzazione Unica. L’obiettivo è che si possano iniziare i lavori di costruzione entro il primo semestre 2016. Le difficoltà non hanno tuttavia frenato la corsa della società a sviluppare altri impianti in direzione del biometano. Il primo investimento è valutato in circa 15 milioni di euro e per gli altri due progetti l’investimento ipotizzato supera i 50 milioni di euro. Una bella boccata d’ossigeno per l’ambiente, per il territorio- con oltre 50 posti dilavoro - e per l’azienda che vuole essere pronta

L’architetto Luigi Vartuli, amministratore di Urbei

L’architetto Luigi Vartuli,
Amministratore di Urbei

quandoil mercato del biometano si aprirà con l’apertura dei registri Gse. La partita più importante per Urbei inizia ora, con l’individuazione del partner finanziario, che sia audace e capace di supportare l’azienda con le risorse necessarie alla realizzazione del primo impianto. “Si tratta di una tecnologia matura utilizzata negli impianti sviluppati da Urbei, in funzione già in Italia e in Europa. Il business plan dell’azienda ne prevede 9 nel sud d’Italia, il che ci porta a pensare anche alla possibilità

di individuare un partner finanziario estero - spiega Vartuli - Contiamo di identificare la finanza interessata allo sviluppo degli impianti quanto prima, come è già accaduto per altre iniziative in passato, ma siamo rallentati dal conseguimento degli ultimi permessi”. Nonostante questi ostacoli, l’interesse del settore verso il biometano è comunque molto forte, tanto che le associazioni ambientaliste hanno compreso che è questa la strada giusta per il riutilizzo dei rifiuti organici e per migliorare la qualità ambientale. Il percorso che Urbei si è prefissato passa ancora una volta per le “forche caudine” della burocrazia. “Auspico che la politica dell’ambiente, i fondi di private equity del settore rinnovabili e le parti sociali colgano quest’importante opportunità di sviluppo, al fine di annullare il divario tra le regioni del sud e nord d’Italia nel trattamento del biogas - conclude Vartuli - Occorre che si sviluppi la filiera del biometano nel sud d’Italia, dove si potrà ridurre il

Sviluppare la filiera del biometano è un’opportunità per ambiente, fondi di private equity delle rinnovabili e parti sociali.

legame dal metano fossile dall’estero utilizzando maggiormente ‘la risorsa’ dei rifiuti organici, con l’obiettivo del miglioramento ambientale. Utilizzando il metano biologico, oltre che abbassare la bolletta energetica, si abbasserà anche la componente della CO2 fossile, utilizzando quella presente nel biometano prodotto dalla digestione anaerobica di matrici di origine biologica, che oggi rappresenta un costo economico e sociale intollerabile per la collettività campana”